Dal compimento alla perfezione - Mt 5,38-48 |
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Dal Vangelo secondo Matteo |
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Ma io vi dico | Avevamo iniziato la lettura di questa sezione del Discorso della Montagna con una affermazione del Maestro: “non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento” (Mt 5,17) alla Legge. Questo compimento (Pleroun: colmare) è rappresentato dall’espressione “ma io vi dico” che si contrappone al modo ormai assodato di comprendere la Scrittura. Nelle sei “antitesi” è richiesta una abbondanza di giustizia che sappia riconoscere nelle parole tramandate lo Spirito che le anima. Gesù ci offre e ci chiede un altro punto di vista delle cose, delle persone, degli accadimenti. Ci dona un’altra prospettiva, allarga l’orizzonte, rende più acuto lo sguardo. |
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Avete inteso che fu detto |
Nelle nostre relazioni siamo condizionati dal “tutto e subito”, da un soggettivismo esagerato che rende l’orizzonte immediato mentre lo sguardo si fa corto. Le nostre reazioni sono compulsive, e le prospettive punitive (se non vendicative) basta ascoltare i commenti alle partite, o peggio ai fatti di cronaca nera: diventiamo tutti giudici inesorabili. Si è diffusa nella pubblica opinione l’idea sulla necessità della certezza della pena, spesso però nasconde l’esigenza di punire subito senza neppure attendere l’esito di un processo. Così è anche la “gogna” pubblica su cui porre l’avversario che dalla medioevale esposizione in piazza è diventata più sofisticata , visibile e a portata di mano con l’uso di Internet. |
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di non opporvi al malvagio |
L’atteggiamento non violento è tutt’altro che un atteggiamento passivo o rinunciatario, piuttosto un modo di fare lungimirante, non istintivo che supera la voglia di ribellione o di una giustizia affrettata. La giustizia umana è orientata al passato, determina l’accaduto e ristabilisce l’ordine deturpato con una punizione corrispondente. Gesù ci chiede, invece, di guardare al futuro, alla prospettiva del Regno perché è con l’avversario che dobbiamo camminare (Mt 5,25) e non è fondamentale stabilire chi ha ragione ma aver voglia di continuare a camminare insieme, dato che è sua volontà che il grano cresca insieme alla zizzania (Mt 13,30). L’amore ci chiede di continuare il dialogo anche se costa un altro schiaffo, o la tunica o qualche chilometro. La lotta contro il male non contempla la lotta ai peccatori a cui non dobbiamo volgere le spalle, anzi andare incontro alle loro necessità, mantenere l’espressione dell’amore, la preghiera di intercessione, il saluto. |
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siate perfetti |
Matteo manifesta l’esigenza di perfezione due volte: qui al termine delle sei antitesi e al giovane ricco (Mt 19,21) cui chiede di vendere tutto per seguirlo. Nella Scrittura troviamo un pensiero simile - “siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo” (Lv 19,2; 1Pt 1,16) - che esprime il bisogno di confrontarsi con Dio nel tentativo di assomigliargli. Siamo stati creati a sua immagine (Gn 1,27), ma quella immagine che segna la nostra esistenza è offuscata, confusa, nascosta. Ci occorre una sovrabbondanza di giustizia che superi la giustizia degli uomini ed orienti la nostra vita al suo progetto di salvezza. Non è la rettitudine morale come per i greci, o la sottomissione ai precetti come per i giudei che ci mette nella direzione di Dio, quanto la dimensione dell’amore: egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Mettersi in sintonia con l’agire di Dio, questo significaessere perfetti (Teleios). La parola usata da Matteo ha il significato di completezza; è una espressione molto concreta, non permette di salire sulle vette della trascendenza ma ci lascia con i piedi per terra a tessere relazioni positive con gli uomini e a costruire la storia. |